Quando parliamo di forza, spesso il pensiero corre subito alle vittorie, ai trofei, alle medaglie che brillano sotto i riflettori. E non c’è nulla di sbagliato in questo – ogni traguardo raggiunto è testimonianza di impegno, dedizione, crescita personale. Ma c’è una dimensione della forza che va oltre, che si manifesta nel gesto di tendere la mano, nel coraggio di fare da scudo e credo che questa frase di Fabrizio Caramagna: “La vera forza non si misura in cosa vinci, ma in cosa proteggi.” ne sia l’essenza.
Proteggere significa assumersi una responsabilità che trascende il proprio io. Significa vegliare sui sogni fragili di chi sta crescendo, custodire la dignità di chi è vulnerabile, preservare ciò che dà significato alla vita – gli affetti, i valori, la bellezza che ci circonda. È come un albero che non solo cresce verso l’alto, ma estende i suoi rami per offrire riparo. La vera essenza della forza risiede in questo duplice movimento: nell’elevarsi e nel proteggere, nel conquistare e nel preservare. Non è una questione di “o l’uno o l’altro” – è la capacità di integrare entrambe le dimensioni che rivela la vera misura della nostra forza interiore.
Quando proteggiamo qualcosa o qualcuno, mettiamo in gioco una forza che richiede costanza, che non cerca applausi, che si nutre di quella quieta determinazione che trasforma i giorni ordinari in atti di straordinaria importanza. Non è tanto questione di scegliere tra vincere e proteggere, quanto di comprendere che la vittoria più significativa potrebbe proprio risiedere nella nostra capacità di essere custodi di ciò che conta davvero.