Partiamo dall’etimologia del termine “comorbidità”. La parola deriva dalla lingua latina e, come spesso accade, si tratta della combinazione di due elementi: “com-” e “-morbiditas”. “Com-” è un prefisso che significa “con” o “insieme”, mentre la parola “morbiditas” significa “malattia”. Etimologicamente, si riferisce alla presenza congiunta o simultanea di più malattie o disturbi in un singolo individuo. Nel panorama scientifico degli anni ’70, è emersa per la prima volta grazie al medico epidemiologo Alvan Feinstein. Egli ha utilizzato questo termine per descrivere la compresenza di una o più condizioni patologiche aggiuntive in un paziente già affetto da una malattia primaria, specificando come due condizioni mediche diverse possano influenzare reciprocamente il decorso e il trattamento di ciascuna.
Comorbidità in psicologia
Definizione
In psicologia, la comorbidità indica la coesistenza di due o più disturbi psicologici o condizioni mentali all’interno dello stesso individuo. Questi disturbi interagiscono in modi che possono complicare significativamente sia la vita del paziente sia il compito di chi fornisce cure-
Impatto sul trattamento
La presenza di comorbidità psicologica può confondere i contorni di una diagnosi, con i sintomi di un disturbo che mascherano o esacerbano quelli di un altro. Le strategie terapeutiche che sono efficaci per un disturbo possono interferire o risultare controindicate per un altro, presentando sfide uniche nella cura del paziente.
Le più frequenti comorbidità in psicologia
Disturbi d’ansia e depressione
Tra le comorbidità più comuni si annoverano i disturbi d’ansia e la depressione, che spesso si presentano congiuntamente, complicando il quadro clinico del paziente.
- Esempi comuni: disturbo d’ansia generalizzata e depressione maggiore.
Disturbi alimentari e disturbi dell’umore
I disturbi alimentari come l’anoressia nervosa e la bulimia possono spesso coesistere con disturbi dell’umore come la depressione bipolare e la depressione maggiore.
- Interazioni tipiche: le fluttuazioni dell’umore possono esacerbare i comportamenti alimentari disfunzionali e viceversa.
ADHD e disturbi comportamentali
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è frequentemente associato a disturbi comportamentali come il disturbo oppositivo-provocatorio e il disturbo della condotta.
- Dinamiche comuni: i problemi di attenzione e iperattività possono complicare il trattamento dei disturbi comportamentali, richiedendo un approccio integrato.
Dipendenza e disturbi psicotici
La dipendenza da sostanze può essere comorbidità frequente con disturbi psicotici come la schizofrenia.
- Complicazioni nel trattamento: l’uso di sostanze può peggiorare i sintomi psicotici o viceversa, rendendo essenziale un approccio di trattamento coordinato.
Comorbidità nei disturbi di personalità
I disturbi di personalità si manifestano in forme spesso intricate e ricche di sfaccettature, evidenziando così la frequenza e la complessità delle comorbidità in questo campo. La condivisione di tratti tra disturbi diversi, come nel caso del disturbo borderline di personalità e del narcisismo patologico, può confondere i clinici durante la fase di diagnosi. Questi disturbi, pur presentando sintomi che a volte sembrano sovrapporsi o esistere simultaneamente, introducono sfide notevoli tanto nella loro identificazione quanto nel loro trattamento.
- Sovrapposizione e differenze: La sovrapposizione di caratteristiche si manifesta in comportamenti impulsivi e una percezione di sé instabile, comuni a entrambi i disturbi. Tuttavia, si distinguono per la grandiosità e la mancanza di empatia tipiche del narcisismo patologico, contrapposte alle intense paure di abbandono e alla turbolenza emotiva del disturbo borderline. Alle volte, risulta particolarmente critico riconoscere la tipologia di narcisismo covert (nascosto), poiché la sua introversione potrebbe ben nascondere quelle che sono in realtà i suoi desideri di grandezza.
- Difficoltà diagnostiche: la complessità di questi quadri clinici impone ai professionisti della salute mentale di procedere con cautela, evitando diagnosi affrettate o errate. Una diagnosi accurata si fonda sull’osservazione prolungata e dettagliata dei comportamenti e delle esperienze emotive del paziente, cercando di delineare i contorni di ogni disturbo nel contesto della loro interazione.