Nel viaggio intenso e complesso che è la vita, alcuni sentieri possono trasformarsi in veri e propri labirinti di specchi, riflettendo immagini distorte di sé che incitano a rincorrere un’ideale irraggiungibile. La vigoressia, nota anche come disturbo da dismorfismo muscolare (alcuni la ricordano anche come ‘malattia dello sport’) è un viaggio solitario attraverso una foresta di specchi, dove l’ossessione per un corpo ipermuscoloso diventa un grido silenzioso di un’anima che cerca di trovare la propria forma nel mondo. Ecco il racconto di chi, giorno dopo giorno, solleva pesi non solo nei gym, ma dentro il cuore.
Vigoressia: significato e classificazione nel DSM-5
Il termine “vigoressia” in gergo medico, serve a descrivere una condizione psicologica ancora poco compresa ma profondamente radicata nella società moderna. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), questa condizione non è classificata come un disturbo specifico, ma si riflette nei criteri di altri disturbi del comportamento alimentare e del disturbo da dismorfismo corporeo.
Sintomi e trattamento
Chi è afflitto dalla vigoressia vive la propria immagine corporea come se fosse una scultura mai completa, un’opera che necessita di continui ritocchi. Questi individui possono trascorrere ore allo specchio, tormentati dalla percezione che il loro corpo sia sempre troppo esile o insufficientemente definito, nonostante la realtà possa dire il contrario.
I sintomi della vigoressia sono multifaccia: si manifestano con un’attività fisica eccessiva, spesso accompagnata da una rigida e restrittiva dieta. Il tempo e l’energia investiti nell’allenamento e nel controllo alimentare diventano così preponderanti da influenzare negativamente relazioni, lavoro e tempo libero. Queste persone possono anche fare uso di steroidi o altri integratori per massimizzare la crescita muscolare, mettendo a rischio la propria salute fisica.
Il percorso verso la guarigione inizia con il riconoscimento del problema, spesso il passo più arduo per chi è intrappolato in questa lotta interna. La terapia psicologica si rivela un faro di speranza, offrendo uno spazio sicuro per esplorare e ristrutturare le percezioni distorte del sé. I trattamenti possono includere terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta a modificare i comportamenti e i pensieri disfunzionali, e talvolta la terapia farmacologica, soprattutto se la vigoressia coesiste con depressione o ansia.
Impatto sui giovani nell’era dei social media
L’era dei social media ha amplificato l’immagine del corpo perfetto, rendendo la vigoressia un fenomeno ancora più preoccupante tra i giovani. Le piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok spesso espongono gli utenti a una continua raffica di immagini che celebrano corpi irrealisticamente muscolosi, scolpiti e senza un filo di grasso, elevando così gli standard di bellezza a livelli spesso irraggiungibili. Questo incessante bombardamento visivo, spesso illusorio poiché modificato da filtri e AI, può alimentare insoddisfazione e vergogna corporea, accelerando il passaggio da un semplice interesse per la forma fisica a una vera e propria ossessione.
Per la generazione attuale, cresciuta all’ombra degli schermi luminosi e delle infinite gallerie di foto filtrate, la pressione per conformarsi a questi ideali può essere schiacciante. È fondamentale, quindi, promuovere nei media e nelle scuole una narrativa che valorizzi la diversità corporea e l’accettazione di sé, incoraggiando un utilizzo dei social media che sia consapevole e critico.
La vigoressia è una danza tra il desiderio di controllo e la ricerca di accettazione, una lotta interna che richiede coraggio e sostegno per essere superata. Il viaggio di guarigione è lungo e a volte doloroso, ma come ogni grande viaggio, offre la possibilità di rinascere più forti, più saggi e più compassionevoli verso se stessi e gli altri. Nel riconoscere la propria vulnerabilità, si può trovare una forza insospettata, illuminando il cammino non solo per sé ma per tutti coloro che ancora camminano nel silenzio.