L’isteria, un termine intriso di storia, ha visto il suo significato e il suo utilizzo evolvere profondamente nel tessuto della psicologia e della medicina. Un tempo considerata una malattia che colpiva inizialmente le donne, caratterizzata da sintomi fisici inspiegabili e comportamenti emotivi estremi, ora viene compresa attraverso prospettive più complesse. Questo termine è scomparso nella psicologia moderna ed è stato sostituito da definizioni più precise come disturbo somatico e disturbo dissociativo.
Etimologia del termine “Isteria”
Etimologicamente, secondo moltissime fonti letterarie, il termine “Isteria” deriva dalla parola greca “histyera” che significa “utero”. Nel corso dei secoli il termine è rimasto quasi invariato, infatti rivela una credenza antica che legava la condizione di questo stato psicofisico specifico al corpo femminile. Fin dai tempi di Ippocrate, l’utero era considerato la radice dei disturbi fisici e mentali nelle donne; una credenza perpetrata nei millenni fino al diciannovesimo secoli, ai tempi della regina Victoria. Proprio in questo periodo, l’isteria divenne un’etichetta comune per una gamma di sintomi testimoniati nelle donne, spaziando da crisi emotive a paralisi inspiegabili. In questo clima, Sigmund Freud iniziò a sondare l’isteria, legandola a traumi psicologici e conflitti inconsci e ponendo le basi per la psicoanalisi.
Tuttavia, sembra che l’etimologia non sia del tutto corretta. Secondo Felice Perussia, professore ordinario di Psicologia Generale della Facoltà di Psicologia nell’Università di Torino, questa derivazione è un’invenzione Ottocentesca per indicare una specie di patologia femminile, ponendola di fatto in una condizione svalutativa. Secondo i professore Perussia, in greco non esiste “histyera”, ma esiste il termine uter (ϋτερ). Quindi, è presente usteros (ϋστεροσ), che si traduce come: posteriore, dietro, seguente. La forma femminile, ustera (ϋστερα), talvolta si riferisce all’utero femminile, ma chiaramente non si applica al contesto maschile.
Il vocabolo che descrive ciò che nell’italiano contemporaneo intendiamo con utero femminile è metra (μήτρα), che significa utero, matrice o grembo materno e, per estensione, sorgente o origine. Metra (μήτρα) si collega direttamente a meter (μήτηρ), che significa madre, e ha correlazioni anche in latino con il termine mater.
Questo radicale mater-metra si ritrova nell’indicazione dell’utero in molte lingue moderne: Gebärmutter in tedesco; Matka (матка) in russo; Baarmoeder in olandese; Materica in croato; Mitër in albanese, e altre ancora. Nel latino, uter si traduce in otre. Esiste anche la parola uterum, usata per indicare ventre materno, grembo, utero, gravidanza, parto, pancia o addome. Uterinus significa: della stessa madre.
In greco, usteros è semplicemente la forma maschile di ustera, indicando ventre, pancia, viscere, intestino, o la parte interna del corpo situata all’interno del bacino (fonte: perussia.it).
L’isteria nella psicoanalisi freudiana
Secondo Freud, l’isteria scaturiva da un conflitto irrisolto, “represso” nell’inconscio, che si manifestava in disagi fisici. Tra le sue pazienti più note, come Anna O., l’approccio dell’ipnosi e della “cura parlata” inaugurò l’era della terapia psicologica moderna. Freud collegò intimamente l’isteria alla sessualità e alla repressione dei desideri.
La fine dell’isteria come diagnosi
Attualmente, i concetti freudiani come l’isteria sono stati rimpiazzati da una comprensione più ampia del disturbo. Con l’evoluzione della psichiatria e della psicologia nel ventesimo secolo, il concetto di isteria è stato sempre più messo in discussione. Gli studi hanno dimostrato che i sintomi “isterici” spesso derivavano da disturbi neurologici o psicosomatici più specifici. Così, la diagnosi di isteria è stata abbandonata nelle classificazioni moderne dei disturbi mentali, rimpiazzata da termini come il disturbo di conversione e i disturbi dissociativi, che comprendono l’amnesia dissociativa e i disturbi di personalità multipla.
Isteria di massa: una manifestazione collettiva
L’isteria di massa, quel canto del corpo e dell’anima collettiva, si svela quando gruppi di individui, uniti in spazi come scuole, luoghi di culto o altri ambienti confinati, iniziano a manifestare sintomi fisici o psicologici che riecheggiano l’uno con l’altro, pur in assenza di una chiara causa medica. Questo fenomeno, spesso un riflesso di stress condiviso e ansia accumulata, ci parla delle profondità nascoste delle nostre interazioni umane e di come, insieme, rispondiamo agli invisibili fardelli del nostro tempo.
Termini specifici
Quando si parla di isteria, è utile collegarla a termini e concetti più moderni che riflettono la comprensione attuale del disturbo:
- Disturbo di conversione: uno dei termini che oggi sostituiscono “isteria”, rappresenta la trasformazione del disagio psicologico in sintomi fisici.
- Disturbi somatoformi: una categoria di disturbi in cui i sintomi fisici non possono essere spiegati da una condizione medica.
- Trauma psicologico e sintomi psicosomatici: concetti correlati all’idea che i traumi non elaborati possano manifestarsi nel corpo.
- Isteria di massa: descrive fenomeni collettivi legati a crisi emotive o ansia.
- Psicosomatica e terapia cognitivo-comportamentale (CBT): termini che riflettono trattamenti e teorie più recenti per i disturbi psicologici con sintomi fisici.
Conclusione
L’isteria, un tempo incatenata a narrazioni antiquate e sessiste, e vista come una malattia esclusivamente femminile, ora si svela in una luce diversa – illuminata dalla scienza e dall’approfondimento umano. La sua evoluzione nel corso degli anni dimostra l’importanza di comprendere appieno i sintomi psichiatrici e di utilizzare trattamenti derivati da solide basi scientifiche. Questo sviluppo non solo arricchisce la nostra vita mentale e fisica, ma reifica anche l’isteria come parte di un tessuto più ampio di condizioni psicologiche e neurologiche, libero da etichette poco passate.