“Pazza” la canzone che Loredana Berté ha presentato al Festival di Sanremo 2024, offre una visione profonda e commovente dell’esistenza delle donne nel mondo moderno, segnato da una tensione incessante tra l’autocritica e l’autocommemorazione, tra la vulnerabilità e la resilienza. Il testo è autobiografico e merita di essere apprezzato per la sua capacità di esporre con intima sincerità, il suo cammino personale verso la riscoperta e l’accettazione di sé; un percorso che si rivela emblematico delle dinamiche interiori con cui numerose donne si confrontano, costrette a orientarsi tra un labirinto di aspettative, giudizi esterni e proprie contraddizioni.
Nell’era della sovraesposizione mediatica, tutti, ma in particolare le donne, si confrontano continuamente con lo sguardo altrui: uno sguardo che spesso le etichetta, le riduce e le confina in categorie precostituite. “Pazza” si erge come un grido di liberazione da queste etichette, una dichiarazione di indipendenza emotiva e psicologica. Loredana Berté, attraverso le parole di questa canzone, si appropria del termine “pazza”, lo svuota della sua carica negativa e lo trasforma in simbolo di un’autenticità indomita, di un’individualità che non si lascia facilmente inquadrare o domare.
“Pazza” di Loredana Bertè, il significato del testo e la consapevolezza del sé
La narrativa del testo si snoda attraverso immagini immediate: “il cuore spremuto come un dentifricio, i fuochi d’artificio nella testa, la danza sulle vipere”. Metafore che cantano di una vita vissuta intensamente, di un’esistenza che non si accontenta di superfici lisce e prevedibili, ma che si avventura in territori complessi e talvolta pericolosi. Queste parole dipingono l’immagine di una donna che, dopo aver affrontato le proprie paure e sondato le profondità delle proprie zone oscure, emerge non solo intatta, ma rinnovata: “E sono pazza di me perché mi sono odiata abbastanza”, acquisendo una piena consapevolezza di sé e della propria intricata natura.
In un tempo dove l’identità femminile è soggetta a dibattito e confronto, “Pazza” di Berté diventa un ode al femminismo autentico, che trascende la ricerca di validazione esterna. L’intera canzone è un mantra per l’autostima, un monito a non lasciare che siano gli altri a definire i contorni della nostra identità. La bellezza risiede nella nostra stessa esistenza, con tutte le nostre contraddizioni, la nostra “follia”, la nostra unica e irriducibile umanità. Credo che anche questa sia la normalità; la normalità di essere se stessi, rifiutando quell’economia psichica che esalta la performance a discapito dell’essere.
Grazie Loredana!
Ecco il testo completo “Pazza” di Loredana Bertè
Sono sempre la ragazza
Che per poco già s’incazza
Amarmi non è facile
Purtroppo io mi conosco
Okay, ti capisco
Se anche tu te ne andrai via da me
Col cuore ti ho spremuto come un dentifricio
E nella testa fuochi d’artificio
Adesso vado dritta ad ogni bivio
Va bene, sono pazza, che c’è? Che c’è
Io sono pazza di me, di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io, faccio da sola, da sola
E sono pazza di me
Sì, perché mi sono odiata abbastanza
Prima ti dicono: “Basta, sei pazza” e poi
Poi ti fanno santa
Io cammino nella giungla
Con gli stivaletti a punta
E ballo sulle vipere
Non mi fa male la coscienza
E mi faccio una carezza perché non riesco a chiederle
Col cuore ti ho spremuto come un dentifricio
E nella tеsta fuochi d’artificio
E se in giro è tutto un manicomio
Io sono la più pazza che c’è! Che c’è?
Io sono pazza di me, di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io, faccio da sola, da sola
E sono pazza di me
Sì, perché mi sono odiata abbastanza
Prima ti dicono: “Basta, sei pazza” e poi
Poi ti fanno santa
Scusa se ti ho fatto male
Forse non sono normale, o forse…
Io sono pazza di me, di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io, faccio da sola, da sola
E sono pazza di me
Sì, perché mi sono odiata abbastanza
Prima ti dicono: “Basta, sei pazza” e poi
Poi ti fanno santa