“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare.” Questa citazione di Jiddu Krishnamurti, è importante riconoscere che il giudizio è un comportamento appreso, spesso radicato nelle strutture educative e sociali. Siamo educati a categorizzare e valutare, a classificare il mondo in una dicotomia di bene e male, giusto e sbagliato. Questa pratica si intreccia con i nostri processi cognitivi fondamentali, diventando quasi automatica, un sottofondo costante che modella la nostra percezione e comprensione della realtà.
L’intelligenza di chi non giudica
Il filosofo indiano ci sfida a considerare un livello più elevato di intelligenza che trascende la tendenza a giudicare. Ci vuole uno sforzo consapevole, il che significa: osservare eventi, persone e situazioni senza fretta di categorizzarli e valutarli, soprattutto se lo facciamo in modo automatico. Dobbiamo spingerci a sviluppare questo tipo di intelligenza affinché possiamo imparare a comprendere più a fondo la complessità delle situazioni con una certa parzialità, per comprendere le sfumature e le molteplici prospettive di ogni aspetto dell’esistenza. Dobbiamo imparare a isolare, anche momentaneamente, le nostre reazioni emotive, soprattutto quelle immediate e in modo particolare se ci trovaiamo nel ruolo di osservatori. Questa attività si configura come una vera e propria esercitazione riflessiva della mente, che cerca di comprendere anziché di categorizzare.
L’arte dell’osservazione senza giudizio
Nella sfera educativa, si impone l’urgenza di una trasformazione verso un ethos meno giudicante e più contemplativo. L’educazione, dominata dal paradigma dell’utilitarismo e dell’efficienza, deve riabbracciare lo studio della filosofia e delle discipline umanistiche. Questi campi del sapere, spesso marginalizzati in un mondo che privilegia il tangibile e il quantificabile, sono essenziali per coltivare un pensiero critico e un’empatia profonda. Forniscono gli strumenti per esercitare l’arte dell’osservazione senza giudizio, indispensabile per una vera comprensione reciproca e per una tolleranza autentica delle differenze. Questo percorso educativo non mira solo all’accumulazione di conoscenze, ma all’evoluzione di una coscienza, capace di navigare la complessità del mondo con un occhio meno critico e più riflessivo.