Il fenomeno dell’innamoramento, un mix enigmatico di emozioni e biologia, ha da sempre stuzzicato la curiosità umana. È da anni che scienza e psicologia, sottolineano l’importanza dei meccanismi cerebrali e ormonali nella prima fase dell’innamoramento, cosiddetta fase di “amore romantico”. Uno studio recente, infatti, ha svelato come la chimica del nostro cervello sia il motore dietro l’euforia e l’ossessione di questo tipo di amore nella sua fase iniziale. In particolare, il ruolo chiave è da individuarsi nella partecipazione simultanea della dopamina che è un neurotrasmettitore, e dell’ossitocina, noto come “ormone dell’amore”, sostanza che circola in quantità più elevate nel sangue quando il ciclo amoroso è all’inizio.
Lo studio sull’innamoramento
Lo studio, condotto da un team interdisciplinare di ricercatori dell’Università Nazionale Australiana (ANU), dell’Università di Canberra e dell’Università dell’Australia Meridionale, ha approfondito come il nostro cervello si trasforma quando ci innamoriamo. Analizzando le reazioni di 1556 giovani adulti che hanno dichiarato di essere innamorati, i ricercatori hanno osservato cambiamenti significativi nel comportamento e nelle reazioni emotive.
Nel labirinto delle interazioni neurochimiche che plasmano il viaggio emotivo delle persone, chiamato amore, Phil Kavanagh dell’Università di Canberra e professore associato dell’ANU, ha esposto l’intricato balletto tra ossitocina e dopamina. Kavanagh ci illustra come questa danza molecolare, che avviene nelle profondità nascoste del nostro cervello, manipoli la nostra percezione del partner. È un processo che eleva l’amato a una figura quasi mitologica, avvolgendolo in un’aura di perfezione illusoria, una sorta di fascinazione che annebbia la nostra capacità di vedere i difetti. La dopamina, in particolare, già nota per il suo ruolo nella gestione delle emozioni e delle dipendenze, emerge come il fulcro di queste dinamiche emotive, un’osservazione che trova riscontro nei lavori di Anna Lembke, esperta nel campo delle dipendenze.
Adam Bode, dottorando presso l’ANU, ha fornito un contesto storico, situando l’origine dell’amore romantico circa cinque milioni di anni fa, un’eredità che condividiamo con i nostri antenati preistorici. Questa comprensione, abbracciata anche dalla filosofia greca antica, apre nuovi orizzonti nella comprensione delle radici biochimiche dell’amore.
Il progetto si sta ora espandendo in una seconda fase, coinvolgendo 812 individui in una relazione da non più di due anni, per esplorare come l’intensità dell’amore romantico evolva nel tempo. La terza fase prevede un’indagine globale per comprendere meglio le differenze di genere e le varie espressioni dell’amore romantico.
Anna Lembke, esperta in dipendenze
Anna Lembke è una psicoterapeuta esperta nel campo delle dipendenze. Sebbene il suo lavoro non si concentri esclusivamente sulle dipendenze di tipo affettive, le sue ricerche e le sue esperienze con i propri pazienti, le hanno permesso di esplorare come il cervello gestisca il piacere e e ildolore, e come ciò si relazione con la dipendenza anche in amore.
Ad esempio, Lembke ha parlato dell’importante ruolo delle sostanze chimiche cerebrali come la dopamina nella creazione e nel mantenimento delle dipendenze. Questo vale anche per la dipendenza emotiva perché gli stessi percorsi neurali coinvolti nella dipendenza dalla droga possono essere attivati anche in relazioni emotivamente o romanticamente intense. Nella dipendenza emotiva, una persona può diventare eccessivamente dipendente dal proprio partner per il proprio benessere emotivo, proprio come chi abusa di sostanze dipende da lui per il piacere o il dolore. Lembke sottolinea l’importanza di comprendere questi meccanismi al fine di sviluppare strategie efficaci di trattamento e recupero.