Francesca Santoro, una ricercatrice originaria di Napoli operante a Jülich e all’Università RWTH di Aquisgrana, ha condotto una ricerca pionieristica pubblicata su Nature Communications. Il suo gruppo ha sviluppato un biochip che riproduce la funzione retinica umana, utilizzando materiali organici conduttivi e sensibili alla luce. Questo nuovo tipo di semiconduttore, organico, flessibile e non tossico, funziona con gli ioni, rendendolo più compatibile con i sistemi biologici rispetto ai semiconduttori di silicio tradizionali.
Il chip sviluppato non solo imita la retina, ma offre anche promettenti applicazioni nel campo delle neuroscienze, specialmente nel trattamento di patologie come il Parkinson e l’Alzheimer. La sua capacità di collegarsi direttamente con il cervello apre la strada a nuove terapie neurodegenerative. Questa tecnologia avanzata dei chip bioelettronici potrebbe rivoluzionare l’interazione con il sistema nervoso centrale umano, permettendo di correggere anomalie nella trasmissione e nell’elaborazione delle informazioni cerebrali legate a tali malattie.
Il biochip per contrastare malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer
Le malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer sono disturbi progressivi che colpiscono il cervello. Nell’Alzheimer, si osserva una perdita di memoria e di altre capacità cognitive a causa della morte delle cellule cerebrali. È caratterizzato dalla formazione di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari. Il Parkinson, invece, è associato alla perdita di cellule nervose nel cervello che producono dopamina, causando tremori, rigidità e difficoltà nel movimento. Entrambe queste condizioni sono l’eco di una lotta contro l’inesorabile avanzata del tempo nel cervello, senza una cura definitiva, solo palliativi per addolcire il cammino.