Il termine “awe” in inglese indica una sensazione di profonda reverenza, ammirazione o stupore, spesso mista a timore o rispetto, di fronte a qualcosa che è estremamente imponente, bello, potente, o che in qualche modo evoca un senso di meraviglia. Ad esempio, uno può provare “awe” di fronte all’immensità dell’universo, alla bellezza di un tramonto mozzafiato, o alla presenza di un luogo sacro.
La sensazione di “awe” può essere suscitata da molte esperienze, che vanno dalla contemplazione della natura, all’arte, alla spiritualità. Negli ultimi anni, la ricerca psicologica ha anche esplorato gli effetti positivi dell’esperienza di “awe” sulla mente e sul benessere umano. Quando sperimentiamo questo tipo di sensazione, spesso non siamo del tutto consapevoli. A promuoverne la prospettiva ci ha pensato un noto psicologo e professore della University of California di Berkeley, che nel suo libro “Awe: The New Science of Everyday Wonder and How it Can Transform Your Life”, ha affrontato le cause e i benefici di questo fenomeno. Keltner, insieme ad altri colleghi, ha condotto ricerche approfondite sulle emozioni positive e appunto sull’effetto “stupore”.
Natura e cause della sensazione Awe
Keltner definisce l'”awe” come un’emozione che le persone provano quando si confrontano con qualcosa di vasto che sfida e amplia il loro quadro di comprensione del mondo; secondo lo psicologo può essere evocata grazie a una varietà di stimoli, che vanno appunto dallo scrutare l’imponenza della natura (dalle montagne ai panorami stellari) alla musica, all’arte e anche alle prestazioni umane eccezionali.
Effetti dello stupore e i benefici sulla vita degli esseri umani
Secondo le ricerche condotte da Keltner, l’awe può portare a una serie di grandi benefici nella vita degli uomini, quindi migliorarla. Infatti, può ridurre l’egocentrismo; davanti alla grandezza della natura, persone dai tratti narcisistici particolarmente marcati, potrebbero potrebbero ricordarsi che fanno parte di un sistema più ampio e che non sono al centro dell’universo. Inoltre, l’effetto awe può anche stimolare la curiosità e promuovere comportamenti pro-sociali. L’awe può anche avere effetti fisiologici, come la riduzione dell’infiammazione.
Ma la scoperta chiave per Keltner è che l’awe riesce a promuovere una connessione con gli altri. E anche se le pesone associano questo effetto a momenti di vita rari e trascendentali, lo psicologo sottolinea che i piccoli momenti i awe possono emergere anche dalla quotidianità, come guardare un tramonto o osservare un gesto di gentilezza, sempre più raro in una società in cui le persone si sentono sempre più isolate o separate dagli altri. Ciò che potrebbe favorire la sperimentazione di questa sensazione è il riconnettersi al nostro bambino interiore, capace di meravigliarsi di fronte alla semplicità di un fiore o alla danza di una farfalla. Povia, del resto – anche se con un’esclamazione diversa – ce lo aveva spiegato da un pezzo con la canzone “Quando i bambini fanno ooh”. Non credete?
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