martedì, Gennaio 7, 2025

La scienza conferma: compagna solitudine, le persone più intelligenti hanno pochi amici

Una ricerca ci svela il valore della solitudine nelle menti più brillanti e che in genere si circondano di pochi amici

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Siamo costantemente bombardati da social di immagini, video, di persone continuamente circondate da amici e impegnati in viaggi straordinari, mirabolanti avventure e magnifiche esperienze. Sembrano che siano poche le persone che vanno in giro in solitaria, ma pensate un po’? Ci sono, ma sono pochi… e solo che non tutti le vedono e le percepiscono perché in genere non amano postare tutta la loro vita sui socia. Eppure queste strane figura mitologiche esistono; c’è chi prova piacere nella propria solitudine e nell’abbandonarsi a momenti di tranquillità. In un mondo che sembra premiare la costante connessione con gli altri, sia online che offline, diventa fondamentale ricordare che godere dei propri spazi solitari non è un difetto, ma una scelta consapevole.

Il tema che esploreremo in questo discorso si discosta dalla consueta prospettiva della società individualista. Magari approfondiremo l’argomento in un altro articolo. In questo caso mi vorrei soffermare su quelle persone che si trovano ad avere pochi amicie, e non per scelta degli altri, ma per una serie di ragioni e non circostanze. In genere c’è chi è solitario per natura. Questi individui trascorrono piacevolmente del tempo da soli dedicandosi alle proprie passioni, senza però rinunciare alla gioia della compagnia e della socializzazione con le persone che amano. La loro scelta di vivere momenti di “solitudine” si manifesta in tante attività che amano condurre in solitaria, come andare in bicicletta, passeggiare all’aria aperta o immergersi in una stimolante lettura, per citarne alcune.

La scienza lo conferma: chi ama la solitudine è più intelligente

Spesso si tende a considerare queste persone come emotivamente riservate, timide o evasive. Ma su quale base poggiano queste supposizioni? Forse sulla premessa che non desiderino condividere gran parte del loro tempo con chiunque? In realtà, potrebbero essere individui che scelgono con cura le persone con cui si circondano e privilegiano la qualità degli incontri rispetto alla loro quantità. Queste persone potrebbero apparire come “solitarie” agli occhi sia delle persone del vecchio mondo (offline) e ahimé del nuovo mondo (online). Tuttavia, la verità è ben più profonda; per fortuna la scienza inizia a spiegarcela attraverso un recente studio condotto su un campione di individui tra i 18 e i 28 anni di età.

Gli psicologi evoluzionisti della London School of Economics e Norman Lee dell’Università di Singapore hanno condotto uno studio coinvolgendo un campione di 15.000 individui, in un’età particolarmente significativa in cui l’interazione sociale assume un ruolo centrale per il loro sviluppo. I risultati dello studio hanno messo in evidenza l’importanza di due fattori chiave nell’influenzare il livello di interazione sociale: la densità abitativa e l’intelligenza.

Lo studio

Ad esempio, nelle aree ad alta densità abitativa, sembra emergere un’interessante dinamica. Le menti più brillanti dimostrano una maggiore suscettibilità nei confronti dei disturbi provocati dal caos, dalla confusione, dal traffico, dai rumori e dall’inquinamento atmosferico, tipici di contesti urbanizzati. Tuttavia, questi fattori irritanti non sembrano compromettere in modo significativo il loro benessere complessivo. Lo studio di Kanazawa e Li, in particolare, fornisce prospettive illuminanti. Le menti dotate di un quoziente intellettivo superiore manifestano una sorta di indipendenza e autonomia sociale. Questa caratteristica non si traduce in un atteggiamento asociale; anzi, possiedono la capacità di interagire in modo proficuo con gli altri anche se non si sentono obbligate a farlo in ogni occasione. In tal modo, traggono piacere e gratificazione dalla propria solitudine, sottolineando la preziosa relazione tra intelligenza e una forma di soddisfazione personale che si manifesta anche in momenti di tranquillità.

Questo risultato è cristallino: le persone che apprezzano il tempo trascorso in solitudine tendono a cercare relazioni stabili e profonde. Evitano le connessioni superficiali o brevi scambi di affetto, mirando invece a legami che resistono nel tempo. In sostanza, la scienza ci fornisce un’importante lezione: queste persone riescono a godersi la propria compagnia con naturalezza e a sentirsi appagate, senza subire disagi o turbamenti emotivi. Hanno una consapevolezza acuta dell’importanza del tempo e scelgono con attenzione con chi condividerlo. La paura di rimanere sole non le intimorisce, poiché sanno gestire splendidamente la propria solitudine.

[Fonte foto: pexels.com]

Giulia Averaimo
Giulia Averaimohttps://www.psiconarrativa.it
Con una formazione accademica solida e multidisciplinare, ho conseguito una laurea in Archeologia e Storia dell'Arte seguita da un'altra in Scienze e Tecniche Psicologiche. La mia carriera si è poi evoluta nel campo del giornalismo e della specializzazione in social media. Il focus dei miei contenuti, riguarda la psicologia dei social media e delle dinamiche di gruppo online. Il mio approccio unisce rigorosa ricerca accademica con applicazioni pratiche.

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