mercoledì, Gennaio 8, 2025
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Camera approva legge sulle ‘competenze non cognitive’ a scuola: ruolo chiave per insegnanti o psicologi?

L'introduzione di 'competenze non cognitive' all'interno del percorso didattico, probabilmente già in vigore in alcuni istituti, adesso è diventata legge. Resta da vedere a chi verrà affidata la responsabilità di insegnarle, se ai professori, educatori o psicologi.

Nella giornata di ieri, il 3 agosto, l’Aula della Camera dei Deputati ha dato il via libera alle misure volte a prevenire la dispersione scolastica, introducendo nel piano didattico competenze cognitive e trasversali. Un passo avanti che segna un netto cambiamento rispetto alla legislatura precedente, in cui un simile provvedimento era rimasto bloccato sin dalla sua prima fase.

La votazione ha visto un ampio consenso, con 168 voti a favore, compresi quelli del Terzo Polo, 10 contrari rappresentati dai deputati di Avs e 96 astenuti appartenenti a Pd e M5s.

Il testo, ora in viaggio verso il Senato, prevede che il Ministero dell’Istruzione e del merito avvii delle attività scolastiche mirate a sviluppare competenze non solo cognitive, ma anche trasversali, presso le istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado. Lo scopo principale è affrontare la carenza di istruzione e il problema della frequenza scolastica, incoraggiando una crescita equilibrata e lo sviluppo completo delle capacità e delle abilità di ciascun individuo.

Nello specifico, l’emendamento approvato in Commissione sottolinea l’importanza di introdurre le cosiddette “life skills”, quelle abilità che consentono un atteggiamento positivo e adattabile verso le sfide quotidiane. Queste competenze, spesso trascurate, rappresentano pilastri fondamentali nella formazione degli studenti e comprendono l’intelligenza emotiva, la gestione dello stress, la comunicazione efficace, l’empatia, il pensiero creativo e critico, nonché la capacità di prendere decisioni e problem solving.

Tuttavia, per mettere in atto questa ambiziosa iniziativa, sarà necessario attuare un Piano Straordinario per la formazione dei docenti. Tutti gli insegnanti delle scuole italiane dovranno essere adeguatamente formati attraverso un programma promosso dal Ministero dell’Istruzione, che analizzerà da vicino le esperienze e i progetti nelle scuole, anche o quelli già esistenti, focalizzandosi sulle metodologie più efficaci nella lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa.

Nonostante l’approvazione del provvedimento, rimane ancora un aspetto non trattato nel testo: la copertura economica necessaria per realizzare questo ambizioso progetto di implementazione delle competenze non cognitive in tutte le scuole. Elena Bonetti, deputata di Azione-Italia viva, ha elogiato l’iniziativa ma ha anche espresso le sue perplessità:

Questo fa un educatore – ha sottolineato l’ex ministra -. Libera le potenzialità dei più giovani perché possano contribuire a un cammino condiviso. E’ il compito di una democrazia matura. E per questo annuncio il voto favorevole del nostro gruppo. Certo, non si tratta che di un primo passo, su cui dobbiamo andare avanti con convinzione riconoscendo che la scuola è un luogo di educazione ma, accanto a essa, ci sono soggetti importanti come il terzo settore. […] Quanto alle risorse, dire che si fa un’azione formativa degli insegnanti senza metterci un euro in più di risorse non è di buon auspicio per l’implementazione della legge. Di certo non lo si può fare con una patrimoniale, come prefigura l’ordine del giorno di Fratoianni accolto dal governo

Pro e contro di una iniziativa ancora tutta da sviscerare

Al momento, non è ancora chiaro a quale figura sarà affidato l’incarico della formazione degli studenti in questo ambito. Tuttavia se il riferimento riguarda gli insegnanti delle materie scolastiche, beh le perplessità aumentano. Prima di tutto sono già sovraccarichi di lavoro, avendo il compito principale di insegnare e valutare i contenuti curriculari. Aggiungere un’ulteriore responsabilità come lo sviluppo delle “life skills” potrebbe richiedere loro di assumere un carico di lavoro eccessivo, rischiando di influire negativamente sulla qualità dell’insegnamento tradizionale. D’altra parte, si potrebbe sostenere che gli insegnanti, essendo già presenti quotidianamente nella vita degli studenti, hanno un rapporto di fiducia e vicinanza con loro. Questa vicinanza potrebbe favorire un’integrazione più naturale delle competenze non cognitive nel contesto scolastico, in quanto gli insegnanti possono cogliere meglio le sfide che gli studenti affrontano durante il processo di apprendimento e crescita personale.

Dall’altro lato, affidare lo sviluppo delle “life skills” allo psicologo potrebbe portare a una maggiore specializzazione e focalizzazione su questioni specifiche legate al benessere e allo sviluppo personale degli studenti. Gli psicologi sono formati per comprendere e affrontare le difficoltà psicologiche e sociali degli studenti in modo approfondito, offrendo un supporto più mirato e personalizzato valorizzato da un lavoro sinergico con gli insegnanti di ruolo. Inoltre, considerando le potenziali diagnosi con cui potrebbero confrontarsi, la presenza di uno psicologo potrebbe arricchire ulteriormente l’ambito scolastico, garantendo un’attenzione completa alle esigenze emotive degli studenti.

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