La scultura “Amore e Psiche” di Canova mi ha suscitato un pensiero interessante: fede, più che fiducia! Questa versione meno conosciuta è quella che prediligo. La più famosa, esposta al Louvre, raffigura il momento in cui Amore salva Psiche dal torpore, facendo addormentare il mostro che rappresenta la paura di aprirsi completamente all’altro; al suo risveglio, Psiche è rappresentata con le braccia sollevate verso Amore, che la sostiene delicatamente con le ali spiegate, pronto a volare verso l’immortalità. Questa immagine rappresenta un lieto fine allegorico, in cui Amore, malgrado le sue frecce, diventa vittima del proprio sentimento, ma viene salvato dall’Anima che lo accoglie, superando le barriere della ragione e delle paure personali.
L’interpretazione del mito di “Amore e Psiche” in questa scultura sembra essere meno epica e più vicina alla vera essenza di un affetto tenero. Mentre nel mito greco Psiche non possedeva ali, nell’arte moderna viene spesso raffigurata con ali piccole, simili a quelle di una farfalla, poiché “psiche” in greco significa anche farfalla. Queste ali simboleggiano la speranza che eleva i valori e ha come unico obiettivo il raggiungimento della felicità. Questa versione della scultura, con Amore e Psiche che stanno in piedi, riflette fedelmente il mito greco, ma appare più adatta ai tempi odierni, dove l’amore reciproco e la salvezza reciproca sono importanti.
Amore e Psiche: l’amore è cieco, diceva Shakespeare e aveva ragione!
Nel gruppo scultoreo del Canova, la figura della farfalla assume un significato profondo. Essa rappresenta simbolicamente l’anima di Psiche, poiché in greco “Psiche” significa letteralmente “Anima”. Le ali della farfalla simboleggiano la speranza e l’aspirazione a una dimensione superiore, e Psiche le affida all’Amore, rappresentato da Eros. Questo gesto esprime una fede audace e totale nell’amore, poiché Psiche si dona completamente al Dio senza esitazioni o dubbi. L’amore illumina e trasforma la sua anima, creando una connessione profonda tra loro. In questa unione, troviamo una forza rigeneratrice che alimenta il mondo, poiché non vi è magia più potente del sentimento che Amore e Psiche provano l’uno per l’altro.
Se l’amore non è abbandono cos’è?
Nel contesto delle relazioni amorose, il lieto fine non è riservato solo a pochi eletti, ma è raggiungibile da anime illuminate ed evolute. Queste persone sanno affrontare il dolore senza lasciarsi sopraffare dalla sofferenza o cadere in dinamiche negative e meschine. La società moderna tende sempre di più verso l’individualismo, esaltando l’importanza di stare bene da soli prima di stare con gli altri. Questo aspetto è senza dubbio valido, ma bisogna essere consapevoli che può comportare la difficoltà di aprire il cuore all’amore. Trovare un equilibrio è fondamentale: unire il bisogno di indipendenza e autocompiacimento con la capacità di lasciarsi andare e costruire una relazione sana e sincera. L’amore richiede un’attenta consapevolezza e il coraggio di abbandonarsi alla connessione con un altro essere umano, mantenendo sempre un rispetto reciproco e la comprensione delle proprie emozioni più profonde. In questo modo, si può coltivare una relazione autentica, alimentata da romanticismo e saggezza del cuore.
Amore e Psiche, il mito in breve
Nelle Metamorfosi di Apuleio, Cupido è presentato come il figlio di Venere, la dea della bellezza. Venere, irritata dalla bellezza di una giovane terrestre che potrebbe oscurarla, manda Cupido affinché faccia innamorare di lei un uomo bruttissimo. Tuttavia, Cupido, nel prendere la mira con le sue frecce, commette un errore e finisce per pungersi, innamorandosi perdutamente della terrestre Psiche. I due si uniscono e trascorrono lunghe notti di amore e passione, ma al buio totale, poiché Cupido teme la reazione della Dea madre nel caso fosse venuta a sapere del suo errore. Così il Dio propone all’amata un patto: lei non avrebbe dovuto mai vedere il suo volto. Purtroppo, Psiche, spinta dalle pressioni delle sue sorelle, cede alla curiosità e decide di scoprire l’identità dell’amato. Una sera, mentre illumina il suo volto con una candela, una goccia di cera bollente cadde sul corpo di Cupido, svegliandolo! Ferito dalla curiosità di Psiche, Cupido decide di fuggire via…
Dopo aver vagato disperata alla ricerca dell’amore perduto, la storia di Psiche prosegue quando giunge al tempio di Venere, sperando di trovare un po’ di pace. Tuttavia, la dea decide di metterla alla prova con difficili prove, che Psiche riesce a superare tutte tranne l’ultima: quella di recarsi nel mondo dei morti da Proserpina e ritornare. Durante il viaggio, Proserpina le consegna un’ampolla profumata, avvertendola di non aprirla. Ma Psiche, quasi alla fine del percorso, cede alla curiosità e annusa il contenuto dell’ampolla, cadendo in un sonno profondo. A questo punto, interviene Amore, o Cupido, per salvarla. Si presenta a Psiche e la porta con sé sull’Olimpo, la dimora degli dei. Innamorato di lei, chiede a Zeus di permettergli di sposarla. Zeus acconsente e Psiche diventa immortale, unendosi a Cupido in un matrimonio eterno. Da questo momento, Psiche diventa la dea dell’anima e dell’amore dell’anima, simbolo dell’unione tra anima e amore. Questa storia è spesso interpretata come una metafora dell’anima umana alla ricerca dell’amore divino e dell’unità spirituale. Rappresenta il viaggio dell’anima verso l’illuminazione e l’unione con la forza dell’amore universale.